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Ad esclusione delle ultime, nessuna generazione ha mai così tanto dubitato dell'efficacia della scuola, nessuna ha cercato di eluderla, evaderla, tenersene a margine. Nessuna ne ha patito in maniera così drammatica l'incapacità di svolgere il compito di formare gli individui. Ma che valore ha l'insegnamento oggi? E lo si può ancora considerare una istituzione? Chi può stabilire cosa insegnare? E chi sa o può dire come farlo? Nell'era della flessibilità e della liquidità sembrano inutili e controproducenti i "rimedi della nonna" proposti dagli ultimi governi, mentre è pericolosa l'invadenza dei media. E se qualcuno descrive questa fase come il passaggio dall'homo sapiens all'homo game, il nostro libro propone, invece, il recupero della "relazione insegnante" sotto l'aspetto umanistico ed emotivo, cercando di piegare nella direzione più utile le teorie di Bandura, Gordon, Seligman, Schön, rivisitando la ricerca-azione e l'insegnamento riflessivo, per arrivare a definire una serie di protocolli "liberi" ai quali ogni professore possa fare riferimento. Un modo ecologico di "fare sapere" che tenga lontana da ogni aula l'ignoranza, così paradossalmente diffusa, nell'istruzione attuale.